Bag om Cristina, ragazza strana, scrittrice cresciuta con i giocattoli impigliati nei capelli della sua Fantasia
Premessa.
Conosco Cristina e Pietro da sempre. Sempre. Principio. Fine. Enti umani. L'unità spazio-tempo è un'entità sconfinata, la cui estensione è inafferrabile a chi vive in un unico cosmo e misura la matèria in micron, millimetri, secondi. Difficile ridurre lo spazio e il tempo a valori terrestri per chi, come me, abita il multiverso e ha visto la primigenia scintilla creatrice. Superfluo aggiungere che sono il super testimone di questa storia straordinaria. Cristina D'Amore è una persona eterea e deliziosa. Se volete immaginarla, pensatela simile a un sogno. La sua scrittura esprime le fragilità e la paura dell'ignoto. Possiede un raro talento letterario che, a soli venti anni, l'ha resa ricca e famosa. Vive tra New York e Milano. Non gira il pianeta per presentare le sue opere: l'ansia e il panico glielo impediscono. La sua biografia è leggenda. L'identità e l'aspetto sono misteri insondabili. Pubblica con uno pseudonimo. Alcuni sospettano un vecchio dietro il nome d'arte, altri un cenacolo letterario. C'è persino chi pensa a un'intelligenza artificiale. Niente di più falso. Cristina esiste. Si è trasferita a Milano in preda a intense fobìe e preoccupazioni quántiche. Rimarrò con lei finché avrà bisogno di me. Qualcosa o qualcheduno ha rimosso i ricordi. Nella sospensione onirica, compaiono personaggi teriomòrfi. Le visioni lucide sembrano vere. Sogna, e Pietro irrompe nella sua camera per motivi che sfuggono alla ragióne. Le loro esistenze si svolgono su diverse dimensioni, ma s'incontrano in un intrico morfico e reale. Un mistero incombe, fitto come l'oblio, straziante e cupo, come l'amnesia che ha colpito entrambi. Non meno avvincente è Polidim, l'iperspazio dove vivono gli amici di Piero. Al risveglio, Cristina troverà Giovanni, il pizzaiolo che la condurrà nella realtà . Tutto deve ancora avvenire. Tutto è già stato. La narrazione procede in forma circolare e inversa. Spesso, il passato segue il futuro, e il presente rincorre il passato. Bisogna imparare a cogliere i segni.
Preoccupazioni quántiche.
Cristina è una ragazza strana. Cristina non ha pace. Ha paura di tutto. Teme l'avvenire. Spesso, ripete: Sono cresciuta con i giocà ttoli impigliati nei capelli della mia Fantasia. Mi spaventano le pieghe capovolte e il cosmo multiverso. Ho il terrore d'inciampare nelle stringhe vibranti e smarrirmi fra le pliche temporali. Cristina fa la scrittrice. Cristina mentre dorme, sogna. Tutte le notti fa il medesimo sogno. Sogna una schiera di giochi che invade la camera dalla finestra, o attraverso la serratura e le feritoie della porta. I più intraprendenti volano su una mongolfiera colorata. Si lanciano. Entrano. Affollano la stanza. Si arrampicano alla chioma per entrale nel cranio. Cristina teme le rùbino i sogni, o siano i sogni irrealizzati a svegliarsi nel sonno. à stanca di combattere contro il panico del vuoto e dell'estensione cosmica. A volte, pensa: "Le dimensioni dell'iperspazio sono smisurate. I rivèrberi creano cloni della matèria. Di conseguenza, esistono mille esseri uguali a me. In qualche bolla lontanissima c'è un'altra me. Agisce come me. Ha le mie stesse fobìe. Le due me mai s'incontreranno: la distanza che le separa è impensabile, e non bastano tutte le particelle dell'Universo a scrivere in cifre i chilometri." Cristina quando si sveglia, scrive. Scrive per non pensare. Scrive per non cedere alla follia. I personaggi in un tempo circolare e indefinito.
Il viaggiatore giovane.
Una miriade di luci al neon disegna la città avvolta in un'alba grigia e fumósa. Un aereo vola sopra i tetti di cotto, le guglie dei templi, le terrazze bitumate coi climatizzatori e i depositi dell'acqua. Si abbassa, sorvóla i palazzi dipinti a tinte vivaci, un'arteria trafficata, e un lungo viadotto di cemento armato su cui i treni s'incrociano, infuocando di scintille le rotaie. I vagoni sfrecciano impazziti.
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