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Tutte le campane della piccola antica città umbra suonavano a distesa per l'esultanza della festa imminente, e sopra le viuzze tacite di Orvieto, sopra gli orti fronzuti, sui fastosi palazzi disabitati ed i vasti giardini sonnolenti, le note delle campane volavano a sciami, sparpagliandosi e disperdendosi, oltre la cerchia delle mura tufacee, giù per la soleggiata pianura verde irrigata dal Paglia, sino alla frangia lucente dei colli sinuosi. Una dopo l'altra le campane tacquero, e la campana sola del Duomo continuò ad innalzare verso il cielo diafano la sua voce. Le note del suono, affrettate dapprima, divennero rade, poi tarde, sciogliendo isolatamente il volo dall'alto delle guglie, i...
This is a reproduction of a book published before 1923. This book may have occasional imperfections such as missing or blurred pages, poor pictures, errant marks, etc. that were either part of the original artifact, or were introduced by the scanning process. We believe this work is culturally important, and despite the imperfections, have elected to bring it back into print as part of our continuing commitment to the preservation of printed works worldwide. We appreciate your understanding of the imperfections in the preservation process, and hope you enjoy this valuable book. ++++ The below data was compiled from various identification fields in the bibliographic record of this title. This data is provided as an additional tool in helping to ensure edition identification: ++++ Versi Nuovi Clarice Tartufari Loescher, 1894
Pubblicato nel 1919, all’indomani della Grande Guerra, "Rete d’acciaio" è uno dei romanzi più acclamati di Clarice Tartufari (apprezzato anche dalla grande Matilde Serao). La giovane Ilaria è sposata con l’ingegnere Ippolito, il quale è afflitto da una gelosia che ha quasi del morboso. Incapace di affiancare la moglie – alle prese con i malesseri della gravidanza – egli decide di allontanarsene per venti lunghi anni, affidando Ilaria alle cure del padre e andando a lavorare all’estero. Ritornato in Italia, Ippolito fonda uno stabilimento industriale a Terni, chiedendo alla moglie di tornare a vivere insieme. Sullo sfondo di una fabbrica roboante di macchinari moderni, da intendersi come metafora della graduale perdita di controllo dei coniugi, il naufragio della relazione si configura quasi come un inevitabile riflesso dei tempi moderni. Ammantato di suggestioni futuriste, il romanzo costituisce un affresco, di vivido e cinico realismo, della condizione femminile all’inizio del Novecento. Clarice Gouzy (1868-1933) nasce a Roma da padre francese. Rimasta orfana di entrambi i genitori, cresce a Novilara, manifestando una precoce attitudine alla letteratura. Sposatasi con Vincenzo Tartufari, va a vivere a Bagnore, nei pressi del Monte Amiata, dove trascorrerà quasi tutto il resto della propria vita. Esordisce nel 1887 con la novella "Maestra", cui farà seguito una nutrita produzione narrativa, che riceverà il plauso dei maggiori intellettuali del tempo (da Benedetto Croce, che la considera addirittura superiore a Grazia Deledda, passando per Luigi Capuana e Giovanni Boine). Fra i suoi romanzi più importanti, si possono citare "All’uscita del labirinto" (1914), "Il miracolo" (1909) e "Rete d’acciaio" (1919).
Flora non si rispecchia nel mondo che la circonda: è una società a cui non appartiene, che non la comprende, né tantomeno la valorizza. Come il suo stesso nome lascia presagire, è un fiore in un deserto di bigottismo, arretratezza ed egoismo. Vedrà il suo sogno d’amore svanire per situazioni a lei esterne, assisterà al suo processo giornaliero di giudizi e cattiverie, verrà risucchiata in un vortice di avvilimento e apatia.Un romanzo forte e vero che, con la critica sociale tipica del verismo, proietta una realtà decadente e artificiale.Clarice Tartufari (1868-1933) è stata una scrittrice italiana. Apprezzata sia da Benedetto Croce che da Luigi Capuana, la sua poetica si colloca a metà tra verismo e decadentismo. La critica sociale e il valore estetico si fondono in opere limpide e crude, che fanno di Tartufari una delle più grandi scrittrici del Novecento italiano.
Vanna Brandimarte, donna caratterizzata da un forte temperamento, resta vedova di suo marito, Gentile Mondaldeschi. Il suo compito ora e quello di badare a suo figlio, Ermanno. Il ragazzo ha grandi ambizioni, ma lei cerchera in ogni modo di piegarlo al suo volere, cercando di ostacolare il suo sogno di diventare un prete o, chissa, addirittura un cardinale. Quando Ermanno entra in seminario, tuttavia, diverse vicissitudini lo riporteranno a fare i conti con quella che e la vita materiale, in cui ad alternarsi sono anche passione e malattia...-
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