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Il mio compagno di banco era e non a caso, Felice. Era abbastanza simpatico, ma nessuno avrebbe scelto di sedergli accanto perché aveva spesso i pidocchi in testa e l'abilità d'infestare chi gli stava vicino Versai il vino dalla botte direttamente nella brocca e gli stappai una gassosa. Come al solito, prese la brocca con la mano sinistra e la depositò di lato sulle labbra mentre con la mano destra sospese la gassosa sopra la cannata al livello del naso e mentre trincava il vino, svuotava contemporaneamente la gassosa nella cannata senza toglierla di bocca finché non aveva scolato anche l'ultima goccia, e finiva il processo con un violento sospiro di soddisfazione. L'avevo visto fare la stessa cosa allo stesso modo un centinaio di volte, eppure non mi stancavo mai di osservarlo La strinsi più che potei cercando disperatamente di comfortarla. Sentivo sul collo i suoi capelli lisci, neri, lunghi, e le sue lacrime calde che mi inumidivano il viso, e il pianto, dapprima distinto che gradualmente svaniva, e il mio desiderio che quel momento, in cui sembrava che solo noi esistessimo, non avesse fine, forse anche in anticipazione di una devastante notizia All'inizio di luglio il nonno stette male. Cercò di alzarsi dal letto un mattino, ma le gambe non lo ressero e finì sul pavimento da dove non ebbe la forza di alzarsi e rimettersi in piedi. Non chiese aiuto perché, siccome dormiva nudo, si vergognava d'essere trovato svestito da zia Teresa, o peggio ancora da una delle sue giovani figlie
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