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Nonostante negli ultimi trent'anni anni numerosissime siano state le ricerche sperimentali aventi per oggetto la relazione tra emisfero cerebrale destro ed i processi di comunicazione verbale, nel panorama della letteratura nazionale non è presente un testo che riferisca dei frutti di tali ricerche. L'obiettivo di questo volume, pertanto, è di riferire in modo completo lo stato attuale delle conoscenze sul contributo fornito dall'emisfero destro ai processi di comunicazione verbale. Nello specifico, vengono prese in considerazione le competenze prosodiche, semantico-lessicali, pragmatiche e più latamente testuali. Attraverso la semplificazione del linguaggio e la schematizzazione dei concetti basilari gli autori hanno realizzato un efficace strumento didattico. Ipotesi e risultati, anche contrastanti, sono stati riportati con l'obiettività e la competenza necessarie per un'opera che vuole informare oltre che formare, suscitare desiderio di indagine personale ed essere utile in ambiti professionali diversi.
Grazie alla memoria semantica attribuiamo un significato agli oggetti dell'esperienza. Il suo posto nell'ambito delle funzioni cognitive è di primaria importanza se si pensa che essa è coinvolta in operazioni quali la comprensione del linguaggio e il riconoscimento delle cose che ci circondano. Questo volume ha per oggetto gli aspetti teorici e clinici della memoria semantica e della sua compromissione in soggetti portatori di un danno cerebrale. Nella prima parte, argomenti di interesse più generale, come i rapporti tra parole, concetti ed entità reali, vengono trattati da un punto di vista strettamente neuropsicologico, ripercorrendo l'evoluzione del concetto di "disturbo della sfera semantica" dalle origini ottocentesche della ricerca su soggetti affetti da lesioni cerebrali ai modelli più attuali, proposti per spiegare i deficit semantici in corso di patologie come l'ictus cerebrale o la malattia di Alzheimer. La seconda parte del volume, più direttamente rivolta agli operatori del settore, è dedicata a due importanti questioni di interesse clinico: il problema della "diagnosi differenziale" tra disturbo semantico ed altri deficit cognitivi e quello della riabilitazione della memoria semantica nel soggetto cerebroleso.
La sordità prelinguale consiste in una grave perdita uditiva, congenita oppure acquisita, insorta prima dei 18 mesi di vita. Essa impedisce al bambino l'accesso al mondo sonoro e al linguaggio orale. La tecnologia dell'impianto cocleare può fornire risultati migliori rispetto alle protesi acustiche tradizionali, a patto che venga iniziato il più presto possibile un intervento multiprofessionale, specifico e regolare. Dopo un'accurata valutazione, è compito del logopedista programmare un piano di trattamento individualizzato.Il volume è rivolto a logopedisti e genitori e mira al graduale sviluppo delle abilità percettivo-uditive e delle competenze linguistiche.I contenuti sono suddivisi in quattro livelli gerarchici di difficoltà crescente che si incontrano nel fisiologico sviluppo percettivo-uditivo (detezione, discriminazione, identificazione, riconoscimento), dapprima con sonorità ambientali, successivamente con suoni linguistici, parole e frasi. I trecriteri seguiti per la selezione delle parole sono stati la loro presenza nel vocabolario medio dei bambini di circa tre anni di età.
A partire dagli anni '80, numerosi ricercatori nel campo della riabilitazione dei disturbi del linguaggio del cerebroleso adulto hanno introdotto la distinzione tra competenza linguistica e competenza comunicativa. Gli stessi autori hanno ipotizzato che l'approccio riabilitativo, ivi inclusa la valutazione del paziente, non dovrebbe essere indirizzato esclusivamente al recupero di abilità linguistiche ma contemplare anche trattamenti volti a sviluppare le capacità di interazione comunicativa in particolari contesti. Questi trattamenti, cosiddette terapie ad orientamento pragmatico-funzionale, sono stati inizialmente concepiti con carattere complementare o sostitutivo alle terapie di stimolazione del linguaggio, e hanno visto scarsa diffusione nel nostro paese nonostante la loro dimostrata efficacia. Negli anni successivi, l'acquisizione da parte dei neuropsicologi che la variabile contestuale interagisce significativamente con il processing linguistico del paziente cerebroleso ha comportato la formulazione di nuovi paradigmi di trattamento. Uno di questi è certamente la terapia P.A.C.E. che ha conosciuto ampia diffusione nel mondo occidentale per la sua riconosciuta efficacia ed il suo rigoroso impianto metodologico.
La ricerca neuropsicologica degli ultimi trenta anni ci ha fornito molte nuove informazioni sulla rappresentazione delle competenze semantiche nel cervello e sugli effetti di una loro compromissione conseguente a un danno cerebrale. Tali effetti si manifestano non solo nella capacità del soggetto di utilizzare il linguaggio ma anche in numerose attività intelligenti extraverbali come l¿interazione con oggetti di uso quotidiano. Conoscere il funzionamento fisiologico e la compromissione patologica della memoria semantica ci ha messo in grado di costruire alcuni esercizi riabilitativi mirati e scientificamente fondati per far fronte alle esigenze del soggetto con disturbo semantico.Il presente strumento propone tre diversi esercizi riabilitativi, tutti basati sul modello componenziale delle rappresentazioni semantiche, che a nostro avviso è quello che ha goduto del maggior numero di conferme sperimentali dalla ricerca neuropsicologica.Nell¿esercizio Seleziona, al soggetto è richiesto di selezionare gli items target tra un certo numero di distrattori in base a un particolare tratto semantico (p.es. cerca quelli con le ali).Nell¿esercizio Vero/ Falso, al soggetto è richiesto di verificare l¿occorrenza di un singolo tratto nella rappresentazione semantica del concetto target (p. es. il coltello si usa per tagliare?).Nell¿esercizio Ordina, al soggetto è richiesto di ordinare gli esemplari di concetti diversi in base a una data dimensione, come la grandezza o la velocità.Oltre che rappresentare uno strumento mirato e scientificamente fondato il nostro programma riabilitativo ha il merito di aver affrontato il problema della ripetitività degli esercizi preconfezionati che, come è noto, rischia di limitare la generalizzazione degli apprendimenti da parte del paziente. Per ovviare a questo problema si è puntato su l¿inserimento di un alto numero di concetti e di tratti nel database del programma e su unaprocedura casuale di abbinamento per la confezione dei singoli stimoli di ogni esercizio in modo da minimizzare l¿occorrenza di situazioni uguali.
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