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Ho scritto la prefazione ai versi italiani di Carlo Malinverni. Scrivo quella ai versi genovesi. Sono fra gli amici che l'hanno incuorato a raccogliere anche le sue rime in dialetto, mosso, oltrechè dal bene che voglio al poeta, dal bene che voglio alla poesia genovese e a questo dialetto obliato e sconosciuto, come in genere tutto ciò che si riferisce all'arte genovese. Stolta fama dice i genovesi soltanto mercanti. Nelle lettere, nelle scienze e nelle arti produssero poco, non perchè scarsamente dotati del senso del bello e dell'amore del vero, ma perchè generalmente assorbiti in una vita febbrilmente attiva che non lascia tempo all'ozio dello scrivere. Così a mia memoria due grandi giureconsulti genovesi, il Cabella e l'Orsini, lasciarono poco o nulla di scritto, mentre gl'imberbi professorelli d'università d'oggigiorno stancano le rotative.
Primma de tûtto, tanto pe dâvene ûnn'idëa coscì all'incirca, ûn canto chì da nostra rivëa; ûnn-a brûtta giornâ d'ottobre, c'ûn baexìn chi mette futta; o mâ bollezzûmme, e di öchin che in sce quello remescio
Ci additaron la mèta, - luminosa, smagliante come vetta di monte che il sole da levante con la calda ricchezza de' novi raggi indora: a quella mèta, dissero, chi pensa e chi lavora, chi sillogizza i veri duraturi, cui chiede l'umanità sbattuta refrigerio di fede, chi eterna nelle storie, su le tele, nei marmi, negli armonici numeri de' palpitanti carmi le glorie de la patria, l'onte dei dì presenti, e i voti e le speranze trepide de' vegnenti; chi col nerbo de' muscoli, col sudor de le fronti fertilizza le zolle; chi alle avare dei monti viscere perigliose chiede i tesor nascosti, o vie che allaccin terre cui son essi frapposti, a quella mèta tutti debbon drizzar l'acume de...
Rosei bambini, bei bambini biondi, siete il sol che ci scalda e ci ravviva ne' vostri occhioni limpidi e profondi troviamo ancora la nota giuliva, rosei bambini, bei bambini biondi. Non v'ha che un'armonia nell'universo; delle vostre boccucce é l'armonia: per essa buono diventa il perverso, e ogni tristo pensiero fugge viä¿
Son due brocche de viovetta: a redosso do mûagion en spuntæ, là, in te l'erbetta, e të daggo: cöse son mai pe ti, bella, ste scioî? ste due brocche? poco ben!... t'hæ risposto: devan moî chì, ¿ e ti te l'hæ misse in sen. Ean due brocche de viovetta..., cöse son mai? ¿ tûttö o ninte:
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