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Viviamo nell'epoca dell'apoteosi utilitarista per questo non è possibile che elogiare l'inutile come forma di rivolta a una certa visione, permanenza e persistenza di concetto di utile. Concetto di utilità economica che si è impossessato dei mezzi facendoli diventare scopi. A partire da questa degenerazione morale l'autore ne consegue diverse derive, chiave di lettura contemporanea da cui è possibile ripartire per immaginare altre forme di benessere, libertà ed equità che non siano riconducibili alla sola nozione di utilità economicamente intesa.
La necessità di dare un significato alle cose segna, allo stesso tempo, l'impossibilità di avere certezze in merito. Così lì dove c'è l'interpretazione ermeneutica c'è il mistero, la possibilità della fede. Da qui l'intreccio e l'incontro con l'esperienza religiosa. Nella natura stessa dell'argomento affrontato fa da sfondo il sovrapporsi di un piano votato alla ricerca dell'assoluto che si scontra spesso con la dimensione storica, relativa, che quella ricerca assume nel discorso umano. E' il paradosso del mediare tra i contesti e le sue forme con l'origine e il senso di tutti i contesti e di tutte le forme. Qui cerco di calare un simile paradosso, farlo mio e proporlo. Per questo ho trovato opportuno impostare una prima ricerca verso l'assoluto quando parlo della possibilità o meno di una metafisica, ed una verso l'analisi e la scelta di una forma relativa dell'assoluto nella storia, quando parlo dell'orizzonte cristiano.
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