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"Verso un porto amico" è un libro che tratta della ricerca di identità, della necessità di significare, dare significato, a ciò che il vivere quotidianamente ci propone.Rossana abbandona la sua terra, la famiglia e i suoi problemi convinta che nella nebbia di Milano potrà trovare delle risposte, ma un giorno un incontro particolare, misterioso ed inquietante, le farà capire che la sua emancipazione altro non è se non una fuga continua dalla possibilità di vivere. Italo, il matto, da sempre insegue una chimera, un progetto impossibile per uscire a testa alta da una commedia recitata per anni e mai capita, un qualcosa che gli possa fare dire nel momento del commiato "ne è valsa la pena". La sua vita è in equilibrio tra tragedia ed equivoco, e proprio un equivoco gli darà la possibilità di affrontare la morte con serenità.Poi c'è "Lui", presenza indefinita, anima inabissata. Inconsapevole di essere testimone, di essere risposta incarnata, di essere, lui sì, una valida ragione per combattere.Tutto il romanzo converge in un unico luogo, in un unico istante in un accelerando di situazioni che si sovrappongono. In quell'appuntamento, che Italo cerca da una vita, che Rossana sfugge da che è al mondo e che "Lui" non potrà far altro che accettare, ognuno potrà, dovrà trovare la forza di affrontare il proprio destino. Tutto si compie alla vigilia di Natale e Rossana troverà in un sorriso, forse solo immaginato, la forza per continuare, perchè forse non solo quelli come Italo si aggrappano ad un equivoco per dare significato alla propria esistenza.
A quattordici anni ero circondato da extraterrestri. Tutti. Tutti i miei conoscenti, dire amici sarebbe davvero fuori luogo, tutti i compagni di scuola, i vicini di casa erano molle cariche pronte a scattare verso il loro destino. C'erano i secchioni sicuri dei loro futuri successi scolastici, gli sgobboni con meno qualità, ma pronti a spaccarsi il culo per dimostrare il loro valore. Perfino gli asini, perfino quelli che non riuscivano manco a scrivere il loro nome col normografo, perfino loro erano da in-vidiare. Alcuni ci sapevano fare nello sport, altri sapevano fare andare le mani e menare cazzotti, altri ancora passavano le giornate a farsi rincorrere dalle fighette della scuola. C'era chi suonava nella banda e sognava la grande orchestra, chi giocava a pallone in cortile e sognava l'Atalanta o il Milan, chi recitava all'oratorio e già si vedeva in America. Io sognavo di avere sogni.Carlo è una vittima, una vittima che si reinventa carnefice.Un'esistenza all'ombra di un padre violento e onnipotente e di una madre sconfitta, schiacciata da una depressione insostenibile.Non ha nulla per cui lottare Carlo e ciò che è peggio, nes-suno disposto a farlo per lui. Così, dopo l'incontro con Antonio, personaggio enigmatico e pericoloso, inizierà una discesa nei recessi più oscuri dell'esistenza.Gradino dopo gradino, poco alla volta, scendendo sempre più giù, fino al punto di non ritorno, fino a guardare in fac-cia il male assoluto.Perché se sei davvero convinto di non aver nulla da perde-re e che nulla ti possa riguardare, allora non c'è limite a ciò che sarai disposto a fare.
"Il tempio" potrebbe essere definito un romanzo d'amore, perchè è di questo che si parla. L'amore tra padri e figli, tra amici e amanti. L'amore che lega, l'amore che trasforma, ma anche l'amore che pesa come un macigno, che diventa insopportabile, che si porta via ogni cosa, ogni prospettiva.Al centro della narrazione, due personaggi: Francesco e Mario.Francesco, in fuga dalla sua Sicilia e dalle ceneri della sua vita, all'affannosa ricerca di una seconda possibilità e Mario, un paziente psichiatrico dell'Istituto Santa Mirope di Milano, che si aggira per i corridoi e invecchia lentamente sulla sua panchina in mezzo al parco, tra l'indifferenza di tutti. Silenzioso e avulso dalla vita del centro.Il paziente perfetto: trasparente, muto... sconfitto.Le loro strade si incroceranno e le loro voci si mischieranno alla straordinaria umanità che, ogni giorno, da vita a quel mostro autoreferenziale che è l'istituto. Un luogo dove tutto è immobile ed uguale a se stesso e, soprattutto, dove nulla è come appare.Le cose però stanno per cambiare.
La vita di Guerrino è letteratura, non c'è nulla da inventare, c'è il Grande Gatsby e il Pin di Calvino, c'è l'eccitazione della ribalta mondiale e la cupa sofferenza esistenziale. C'è il riscatto del dopoguerra, la genialità di un artista unico, il dramma e la comicità. Ripercorrendo la sua vita si ride e si piange, ci si inquieta e ci si esalta. C'è gioia, adrenalina, successo, ma anche dolore, paura e fragilità.
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