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"Juve, sudditanza sociologica" non va inteso come un libro sul calcio quanto piuttosto un tentativo di analizzare uno dei fenomeni sociali più grotteschi che si siano mai verificati da quando l'uomo avvertì la necessità della vita in comune. Mi riferisco al fatto che una squadra di calcio sia riuscita nell'impresa di unificare, sebbene solo attorno ad un pallone, il popolo più sgangherato dell'intero pianeta, quando, dal Risorgimento in poi, vi hanno perso inutilmente tempo politici, intellettuali, poeti, mafiosi e persino una feroce dittatura. E' vero che anche la Juventus, nel suo indurre alla divisione tra juventini ed antijuventini, sembra riproporre quel fenomeno tipicamente italiano della lotta tra due fazioni antagoniste, eppure, dietro quest'ennesima separazione, c'è una effettiva, quanto latente ed indeterminata, volontà di unificazione. "Juventinità" ed "antijuventinità" sono solo le due facce di una stessa medaglia; e quella medaglia io la chiamo "astratta italianità", ovvero "sudditanza sociologica".
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