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The Phaistós disc is the oldest literary work of "Europe"The complexity of the hieroglyphic representation on the Phaistós disc reveals an extremely refined cultural and artistic quality. In the writer's opinion, it is of fundamental importance as indeed it represents the oldest European literary expression. It conveys a message that has come to us from the depths of time, from the beginnings of Western culture and marks the boundary between a before and an after, between prehistory and history. The search for Ariadne's thread in the quest to understand the meaning of what is transcribed there is therefore an imperative historical and cultural necessityThis research was able to demonstrate how the hieroglyphic sequence of the Phaistós disc unfolds in a linear direction along the path of the spirals, starting from the centre towards the periphery, that is, from left to right; to end finally with the line marked with five stylus dots. The current vulgate on the right-to-left writing direction, from the outside towards the centre of the disc, deduced from 2 or 5 overlappings, is definitively overcome by two details never considered up to now: 1) the deformation of some signs, caused by the punching of the sign on their right; 2) the retouching-scratch of the intersection line between A XIV and A XIII, with the series of parallel scratch interrupted by the countersinking of the five dots, placed on the presumed opening line, which the photographic enlargement reveals instead to be the text closing line. In March 2018, by means of photographic enlargements, the author finally discovers on the Phaistós' disc a detail never considered by anyone, which proves in an incontrovertible way the direction of writing from left to right, from the centre to the periphery of the disc. Further and significant confirmations of the right-handed direction of writing are the word corrections, constantly retouched on the right end of the same. To this is added a detail hitherto never noticed by anyone:the combination of a two-factor system regarding the oblique strokeand the hypothesis of Minoan verses and strophes: a) ternarysetting of the phrases/verses (sections) constituting a strophe, b) cadence of the oblique stroke coinciding with the initial part to theleft of these sections (verses and strophes).
La 'piera da l'aga' (pietra dell'acqua) di Ciago di Meduno (PN) è la base pressoria di un torchio vinario di epoca romana - una leggenda popolare vuole che il grosso monolite giacesse un tempo in mezzo al prato e che, spostato tramite l'aiuto di una coppia di buoi, fosse ritrovato il giorno seguente al posto di partenza. Solo in seguito ad un nuovo tentativo il masso ri¬mase nella nuova collocazione.Una seconda leggenda racconta, invece, che Ciago è stata in passato una "grande città", protetta dai quattro castelli di Meduno, Toppo, Cavasso e Solimbergo. La credenza è stata originata dal frequente ritrovamento, nella pianura ad Ovest e a Sud del borgo, di fondamenta di antiche case e dei resti di numerose tombe di epoca romana.Una vecchia consuetudine locale voleva che l'acqua piovana raccoltasi nelle quattro coppelle fosse benefica alla vista; veniva perciò toc¬cata dalle contadine di passaggio prima di fare il segno della croce, mentre mormoravano una preghiera.
L'autore si avventura ad indagare i dettagli relativi a tre gravi fatti criminosi, che potrebbero portare gli inquirenti su nuove piste, per assicurare alla giustizia i colpevoli.La prima indagine approfondisce la metodologia di innesco dell'esplosivo utilizzato nella strage di Capaci. Non il telecomando azionato in leggero ritardo dal mafioso Brusca, ma un sofisticato e minuscolo congegno di "radiocomando trasmittente" piazzato su una o su tutte le auto di scorta. L'autore dettaglia una sua personale analisi della tempistica dell'attentato, pianificato da elementi esterni alla mafia, per avere la certezza assoluta di eliminare il giudice Giovanni Falcone e nel contempo per predisporre gli elementi da far scoprire agli inquirenti un capro espiatorio.La seconda indagine riguarda l'omicidio nel 1985 di un ex partigiano pordenonese, che gli inquirenti di allora reputarono causato da un cacciatore di frodo. L'autore scopre invece nuovi elementi, che inducono a scavare la pista dell'estremismo romano di sinistra.La terza indagine, riguarda gli indizi che hanno fatto ritenere all'autore di poter identificare l'Unabomber friulano, verosimilmente pordenonese. Purtuttavia persino cinque indizi non fanno una prova, ma dimostrano il fallimento dell'indagine. Il mistero di chi sia o di chi fosse Unabomber resta insoluto.
La tomba segreta di Chinggis KhaanIl mistero sull'ubicazione del luogo in cui è sepolto Chinggis Khaan è uno dei grandi enigmi della storia, un thriller del passato che, fino ad ora, nessuno è stato in grado di risolvere. Ciò è dovuto principalmente al fatto che l'antico segreto è stato imposto col sangue. Le cronache dell'epoca narrano che quando l'imperatore morì nel nell'agosto 1227 d.C., il suo corpo fu posto su un carro per essere trasportato in patria. Prima di allora, la guardia inperiale i suoi lealisti diedero l'ordine di eliminare tutti i testimoni. Migliaia di cavalieri addobbati per il lutto hanno scortato il corteo funebre per uccidere ogni essere vivente incontrato durante il loro viaggio. Questa processione di silenzio e di morte ha lasciato dietro solo la morte: tutti gli uomini, quadrupedi, uccelli o serpenti che avevano la disgrazia di essere stati visti da quei macabri cavalieri furono inesorabilmente inseguiti e uccisi come olocausti funebri. La guardia imperiale sterminò quindi tutti coloro che avevano assistito alle esequie, compresi coloro che avevano scavato la grotta dove seppellire il grande imperatore. Infine, al loro ritorno al campo, i mille sublimi guerrieri, autori della strage, furono tutti giustiziati per avere l'assoluta certezza che il luogo della sepoltura sarebbe rimasto per sempre segreto.Da allora, nessuno ne ha saputo nulla e le spoglie del signore della guerra sono scomparse nelle pieghe del tempo. Ma dopo sette anni di ricerche, l'autore ha compreso l'astuto inganno escogitato da Gengis Khan
La più che ventennale ricerca dell'autore sul disco di Phaistós e sulla scrittura 'geroglifica' cretese offre qui una singolare e del tutto nuova visuale dell'enigma che, da oltre un secolo, impegna gli studiosi della civiltà Minoica. Attraverso un'attenta analisi della sequenza geroglifica, egli riesce così a individuare un seppur minimo spazio libero da segni che, unitamente alla correzione degli errori e alla deformazione di alcuni segni, dovuta alla punzonatura sull'argilla tenera del segno alla loro destra, dimostra come siano di fatto errate e fuorvianti le deduzioni tratte dalle rare sovrapposizioni di segni. Attraverso gli ingrandimenti fotografici l'autore scopre infine sul disco di Phaistós un dettaglio giammai considerato da nessuno, il quale rappresenta la prova inoppugnabile del verso di scrittura da sinistra a destra, dal centro verso la periferia del disco. Un risultato che rende di fatto inutili e superati un 80 %% e forse più degli studi e delle pubblicazioni sul disco di Phaistós.
This is the story of seven years of explorations and adventures among the mountains and steppes of Mongolia, searching the secret tomb of Genghis Khan. Year after year, step by step, the author explored unknown tracks and forbidden places, where breaking the taboos once led to a deadly outcome, remaining loaded with unpredictable dangers to this day. Through a multi-disciplinary research, the author has succeeded in locating the imperial cemetery but, when the search is over, a top secret plot tries to stop him. Is this the proof that research has reached his goal?
Nel 1991, tra i ghiacci del Similaun, nell'alta val Senales, a pochi metri dal giogo di Tisa (Tisenjoch) e quasi al confine tra l'Italia e l'Austria ? venuto alla luce il corpo mummificato di un uomo, la cui morte risale all'et? del rame (3200 a.C. circa). Nella sua faretra egli portava con s? un arco non ancora finito e dodici frecce incomplete di legno di viburno (Viburnum Lantana L.). La stranezza di un arciere che sale a cos? alta quota con delle frecce inoffensive, ha attirato l'attenzione dell'autore che, per merito di una precedente ricerca, gi? conosceva l'ambito degli usi pratici e le consuetudini rituali basate sulle credenze nei poteri magici del Viburno (Marmai, I. 2016, "Benandanti-Balavants. Antropologia dello Sciamanesimo tra le Alpi e il Caucaso"). La ricerca ? valsa cos? a collocare la morte dell?uomo dei ghiacci nei giorni del solstizio estivo, durante un (finto) combattimento rituale, alla fine del quale tutti ritornavano a valle. Tutti meno uno, predestinato come offerta alla divinit?
Gengis Khan è il conquistatore che ha realizzato il più vasto impero della storia, più vasto di quelli dell'antica Roma, di Alessandro il Grande e di Napoleone sommati insieme. Imponendo la Pax Mongolica, egli ha cambiato i destini del mondo allora conosciuto. Al culmine del suo potere, Gengis Khan muore il 18 agosto 1227. Per tenere segreto il luogo della sua sepoltura tutti i partecipanti al funerale sono stati inesorabilmente uccisi. Sono ormai passati quasi otto secoli e la posizione della sua tomba sembrava uno di quegli enigmi della storia impossibili da risolvere. Un luogo che si crede contenga non soltanto i resti del defunto, delle concubine e dei cavalli sacrificati al suo funerale, ma anche un tesoro sorprendente. Dopo sette anni di esplorazioni e ricerche, attraverso un metodo interdisciplinare, l'autore ha localizzato il cimitero imperiale ma quando la ricerca è finita una trama Top Secret ha cercato di fermarlo.
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