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"Fin qui, non oltre"" è strato scritto nei mesi della quarantena dovuta all'assalto del corona virus e, oltre al racconto di personali vicende, l'autrice nel seguire l'evoluzione del dramma che sta decimando buona parte del mondo, è allarmata dalla pratica della Dad, condizione che la riporta al tempo del suo insegnamento vissuto all'epoca dei sanguinari anni di piombo, ritrovando nello sfascio di quella violenta lotta armata l'attuale degrado della società e non risparmia accuse a chi si è reso responsabile della dannosa inefficienza del Sistema Sanitario.Inoltre l'assordante appello alla solidarietà che viene lanciato da finestre e balconi, non convince l'autrice che in pagine amare e sofferte, nel rievocare la brutalità di ogni guerra e ogni forma di violenza, non crede che l'umanità possa ravvedersi in virtù dell'esperienza a cui l'ha condotta il letale corpuscolo.
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