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Dove tornare - Fulvio Tomizza - E-bog

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Per raccontare la luce è necessario aver soggiornato a lungo nell’ombra... Pubblicata per la prima volta nel 1974, "Dove tornare" è un’opera particolare all’interno della variegata produzione letteraria di Fulvio Tomizza. Sotto certi aspetti, lo si potrebbe considerare il quarto romanzo della serie dedicata al proprio alter-ego Stefano Markovich, se non fosse che questo non è un romanzo. Si tratta piuttosto di un quaderno di riflessioni, strutturato attorno a quattro lettere, più o meno vere, indirizzate a una professoressa boema, cattolica dissidente, che l’autore considera un’anima affine. Si parla di Mitteleuropa, di case di campagna e di amicizie romane, senza che venga mai meno – neanche una volta – l’occhio divertito e al contempo indagatore di Tomizza, che qui si offre ai lettori in tutta la propria sincera fragilità. Fulvio Tomizza (1935-1999) nasce nella contrada di Materada, nel comune istriano di Giurizzani. Cresciuto in mezzo alle tensioni interetniche fra italofoni e slavi, con l’irrompere della Seconda guerra mondiale è costretto a riparare a Trieste con la famiglia. Iscrittosi all’Accademia di Arte Drammatica e alla facoltà di Lettere di Belgrado, nel 1957 esordisce con i primi racconti, cui faranno seguito, di lì a poco, i romanzi della Trilogia Istriana: "Materada" (1960), "La ragazza di Petrovia" (1963) e "Il bosco di acacie" (1966). Ai suoi romanzi, che raccontano la difficile vita degli italiani di frontiera, Tomizza affianca un’originale produzione teatrale ("Vera Verk", "La storia di Bertoldo", "L’idealista") e una serie di testi per l’infanzia ("La pulce in gabbia", "Il gatto Martino"). Nel 1977, col romanzo "La miglior vita", si aggiudica il Premio Strega.

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  • Sprog:
  • Italiensk
  • ISBN:
  • 9788728560433
  • Udgivet:
  • 29. maj 2023
  • BLACK WEEK
Leveringstid: Straks på e-mail

Beskrivelse af Dove tornare

Per raccontare la luce è necessario aver soggiornato a lungo nell’ombra...
Pubblicata per la prima volta nel 1974, "Dove tornare" è un’opera particolare all’interno della variegata produzione letteraria di Fulvio Tomizza. Sotto certi aspetti, lo si potrebbe considerare il quarto romanzo della serie dedicata al proprio alter-ego Stefano Markovich, se non fosse che questo non è un romanzo. Si tratta piuttosto di un quaderno di riflessioni, strutturato attorno a quattro lettere, più o meno vere, indirizzate a una professoressa boema, cattolica dissidente, che l’autore considera un’anima affine. Si parla di Mitteleuropa, di case di campagna e di amicizie romane, senza che venga mai meno – neanche una volta – l’occhio divertito e al contempo indagatore di Tomizza, che qui si offre ai lettori in tutta la propria sincera fragilità.

Fulvio Tomizza (1935-1999) nasce nella contrada di Materada, nel comune istriano di Giurizzani. Cresciuto in mezzo alle tensioni interetniche fra italofoni e slavi, con l’irrompere della Seconda guerra mondiale è costretto a riparare a Trieste con la famiglia. Iscrittosi all’Accademia di Arte Drammatica e alla facoltà di Lettere di Belgrado, nel 1957 esordisce con i primi racconti, cui faranno seguito, di lì a poco, i romanzi della Trilogia Istriana: "Materada" (1960), "La ragazza di Petrovia" (1963) e "Il bosco di acacie" (1966). Ai suoi romanzi, che raccontano la difficile vita degli italiani di frontiera, Tomizza affianca un’originale produzione teatrale ("Vera Verk", "La storia di Bertoldo", "L’idealista") e una serie di testi per l’infanzia ("La pulce in gabbia", "Il gatto Martino"). Nel 1977, col romanzo "La miglior vita", si aggiudica il Premio Strega.

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